La banalità del male

Il dopo-Totò serve a capire cosa ci sia dietro i tanti Totò è i suoi emuli di minor fama.

Tanta, tantissima gente che commenta la morte del Boss con teorie giustificazioniste, sempre uguali: esistevano anche prima, ma adesso i social fanno “emergere” i loro deliri, ne amplificano i messaggi in tutta la loro disgustosa ignoranza.

Lo schema è identico a quello che si legge sotto i post delle testate che riportano la notizia dopo un blitz che porta in carcere delinquenti, spacciatori, trafficanti, mafiosi: siamo noi, ai quali questa gente fa schifo, che “non capiamo nulla”, che “la colpa è dello Stato”, che i poveri ragazzi arrestati spacciano “perché noi dei quartieri-bene tiriamo cocaina e fumiamo erba”, che forse i mafiosi sbagliano, ma “lo Stato è peggio”.

Poi non resistono alla tentazione di esagerare e Riina diventa “un leone” (abbiamo capito che la metafora è fighissima in un range compreso fra belzebù e l’ultimo bulletto di quartiere), anche se “ha fatto qualche errore”.

E se qualcuno sta pensando di non considerare così preregrina, perché fa figo, la tesi che la colpa è sempre dello Stato, farebbe bene a non dimenticare che “lo Stato” erano anche Falcone e Borsellino, Beppe Montana, Beppe Alfano, Mattarella, Carlo Alberto Dalla Chiesa e gli uomini e le donne delle scorte.

Certo che le connivenze aiutano le organizzazioni criminali, è una

ovvietà, ma non c’entra nulla con questo “brodo culturale” che è il substrato sul quale si fonda la cultura mafiosa: una mafia, in fin dei conti, antistato, migliore dello Stato, pacificatrice (nel sangue e nel terrore), agenzia di collocamento.

Ho aperto questi profili che vomitano idiozie e, fra leoni d’oro, auto e moto di grossa cilindrata, odio per le istituzioni, ho avuto conferma che hanno ragione loro.

La colpa è “nostra”, di quelli che “abbiamo studiato”, per il continuo vezzo di delegittimare le Istituzioni, deriderle, girarci dall’altra parte quando toccherebbe annoi assumerci mezza responsabilità, e così auto assolverci.

Lo fanno anche “loro”. Si assolvono.

E i macellai diventano leoni, i bambini sciolti nell’acido “errori non paragonabili a quelli dei politici”, i poliziotti e i magistrati uccisi, in fondo, solo degli “infami”.

La banalità del male.

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