Lo sappiamo che non è responsabile ridere divertiti di questa crisi al buio, spread impazziti, commissari europei ubriachi, calcoli elettorali, “impingiment” a gogò.
Eppure la situazione farebbe ridere, a meno da non considerarla un caso clinico, a metà fra schizofrenia e sindrome bipolare, da curare urgentemente prima che faccia ulteriori danni.
Anche il povero Mattarella non ci ha capito molto, legato a ben altri rituali e liturgie: prima ha digerito ogni capriccio del duo di Maio-Salvini, poi li ha sculacciati facendo saltare il banco sul nome del professor Savona, ieri sconosciuto dioscuro dell’antieuropeismo, oggi citato dalle cassiere al supermercato più dei servizi in porcellana e le bici con cambio Shimano delle raccolte a punti.
Garante, interventista, servo della Germania, salvatore della Patria: il mite democristiano che non sorride mai è diventato, anche un po’ per colpa sua, tutto e il contrario di tutto, il punching-ball della scadente classe politica del presunto cambiamento, più interessata alle fluttuazioni del consenso che alla reale volontà di dare un governo all’Italia.
Parlano tutti di responsabilità, ma l’obiettivo è il “prime time” a #maratonamentana o la poltrona burrosa di Porta a Porta, i sondaggi di Piepoli, gli umori altalenanti delle casalinghe di Voghera.
Le forze politiche, in ordine sparso: Di Maio e i 5Stelle non ci hanno capito nulla, accorgendosi che Matteo lo aveva fregato mentre loro erano impegnati a cercare “impeachment” su google, scoprendo che la Lega non ci pensava nemmeno a mandare a quel paese il Presidente; Salvini un gigante, spesso a sua insaputa e per manifesta inferiorità dell’avversario, interessato a capitalizzare il crescente consenso e puntare dritto alla Presidenza del Consiglio; il PD talmente marginale da avere un sussulto suicida di elezioni subito, così, tanto per buttarla in caciara; Forza Italia debolissima e sorniona, accovacciata all’ombra delle larghe spalle dell’alleato padano, pronta a compensare con la candidatura del Caimano la trasfusione di voti interna al centrodestra; Fratelli d’Italia ciondolante fra populismi sovranisti fuori tempo massimo, “oggi al governo, forse, anzi no”, e rassicurante voglia di centrodestra, tristemente ben lontano dalla weltanschauung delle idee che mossero il mondo.
Tutti gli altri, non pervenuti.
Le dichiarazioni di queste ore sono la conseguenza di questa sindrome bipolare della politica, intesa come malattia manico-depressiva e non come sistema politico all’americana. Un po’ come la Claire Danes di Homeland, la fortunata serie americana di spionaggio, spesso costretta a salvare la Nazione sotto l’effetto di farmaci che ne devastano il fisico e lo spirito.
L’impressione è che l’Italia non si salverà con la responsabilità, perchè non esiste, ma con il litio.
In dosi massicce.