Terremoto a Catania, con una marea di avvisi di garanzia a Direttori di Dipartimento, Rettore, ex Rettore.
Uno stralcio del provvedimento:
“Le indagini hanno documentato l’esistenza di un vero e proprio codice di comportamento sommerso operante in ambito universitario secondo il quale gli esiti dei concorsi devono essere predeterminati dai docenti interessati, nessuno spazio deve essere lasciato a selezioni meritocratiche e nessun ricorso amministrativo può essere presentato contro le decisioni degli organi statuari“.
E ancora:
“Le regole del codice hanno, altresì, un preciso apparato sanzionatorio e le violazioni sono punite con ritardi nella progressione carriera o esclusioni da ogni valutazione oggettiva del proprio curriculum scientifico“.
Sommerso?
Codice di comportamento sommerso?
No, no.
È alla luce del sole, lo sanno tutti da sempre, pochi hanno mai osato ribellarsi, con la conseguenza di cambiare carriera, non Università.
A quelli indecisi il consiglio è sempre lo stesso: lascia perdere, cambia aria.
E in mezzo agli asini ci sono anche i “capaci e meritevoli”, passati dalle medesime forche caudine, “perché all’Università funziona così”.
E poi un sacco di salottame radical-chic dall’indignazione facile, sottoscrittori di appelli democratici, “buoni” che attribuiscono patenti di civiltà, democrazia, intelligenza, competenza, dignità.
Maestrini e maestrine dalla penna rossa che stanno sempre lì, al di sopra del bene e del male, a darci lezioni di vita.
E non è Catania il problema, non è Catania la cloaca.
Il sistema universitario “sfunziona” così dappertutto: comandano le “scuole”, le “cordate”, i “settori disciplinari”, i vecchi, cari, meravigliosi baronati.
Stringere le manette ai polsi non servirà a nulla, fatevene una ragione, senza cambiare i meccanismi di selezione dei docenti, dei ricercatori, persino del personale tecnico.
Cambiate l’Università alla radice e questi spettacoli diminuiranno, anziché limitarsi a sostiture gli ingranaggi del meccanismo che ha un difetto di fabbrica.
Oppure legalizzate le nomine “intuitu personae”, come avviene in altri settori, per evitare le umilianti sceneggiate ai danni dei capaci e meritevoli che pensano di vincere i concorsi perché capaci e meritevoli.
Scelgano i Rettori, i Direttori, i Capi Dipartimento, senza tante storie, senza fronzoli, senza riti tribali e ludi cartacei.
Ci saranno i bravi che diventeranno classe dirigente apprezzabile e qualche vecchio scarpone che ci ritroveremo in Sala operatoria o in un tribunale a decidere della nostra vita.
Effetti collaterali.
E che Dio ce la mandi buona.